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  • Immagine del redattoreDott.ssa Ornella Bonafede

Dieta iperproteica, ma quando finisce cosa si mangia?

Oggi vorrei parlarvi di una delle diete più chiacchierate del web e delle riviste, soprattutto in questo periodo in cui si avvicina l’estate: la dieta iperproteica. Descritta come la soluzione miracolosa per una perdita di peso rapida. (Sarà davvero così?)


In questo articolo non vorrei dilungarmi troppo su cosa succede nell’organismo quando si escludono completamente i carboidrati e gli zuccheri, vorrei soffermarmi invece su un altro aspetto di cui non si sente parlare spesso, ovvero che cosa succede dopo un percorso di dieta iperproteica?

Andiamo con ordine, partendo dall’inizio: perché decido di mettermi a dieta?


Questa domanda ha risposte molto personali, c’è chi vuole perdere peso, chi vuole cambiare le proprie abitudini alimentari, chi deve perdere peso in vista di un intervento chirurgico etc…

Tutte queste motivazioni hanno sicuramente un fattore comune: la volontà di cambiamento.

Cambiamento: tenete a mente questa parola, la riprenderemo tra un momento, ma prima vediamo che cosa si intende quando si parla di dieta iperproteica.


La dieta iperproteica è stata presentata come una dieta facile, sia perché prevede un calo ponderale in poco tempo (sarà davvero così?) ma anche per la sua impostazione schematica molto semplice: alcuni alimenti sì, altri alimenti no.


Sì, lo schema è molto semplice, ma sarà altrettanto semplice applicarlo nella quotidianità?


Ma come ho detto prima non voglio dilungarmi troppo sull’aspetto della conduzione di questo approccio dietetico, veniamo al dunque: cosa succede nel momento in cui si termina la dieta e si può tornare a mangiare tutti gli alimenti, compresi quelli (pane, pasta, pizza, biscoti, cereali da colazione, frutta etc..) che fino ad ora erano stati esclusi.


Come cambia il pensiero nei confronti degli alimenti “proibiti”?

In questa prima fase possono prevalere sentimenti contrastanti.


Da una parte può prevalere il desiderio atavico, la bramosia per questi cibi che dopo un periodo di astinenza vengono ricercati senza controllo.


Oppure può prevalere la paura, dettata dal non sapere come possa rispondere il corpo alla reintroduzione dei “carboidrati: “e se mangio la pasta e poi riprendo peso?” “meglio che evito il pane questa sera”.


I pensieri vengano minati da insicurezze e timori, in un certo senso si perde la capacità di gestire e di includere questi alimenti nel quotidiano.


Questo è solo uno spunto di riflessione per fare luce su come la dieta non è solo un foglio di carta per modulare il nostro peso. È uno strumento molto potente che può avere (se non intrapresa nel modo corretto) una ripercussione psicologica sull’ approccio con gli alimenti, la serenità viene sommersa dall’ansia e l’equilibrio dalla confusione.


Passiamo adesso ad un altro aspetto, al quale avevamo accennato prima:

il cambiamento, la voglia di allontanarsi dalle vecchie abitudini alimentari.

Di fatto, tutti i percorsi troppo restrittivi, non trovano soluzioni concrete alla nostra alimentazione, ma danno solo una risposta: escludere.


Ecco, quello che succede nella pratica è che quando potremo tornare a scegliere, se la dieta non è stata costruttiva e non ci ha insegnato a modificare le vecchie difficoltà, le scelte saranno le solite del passato, proprio quelle dalle quali volevamo allontanarci.

E questo inevitabilmente porta, non sono ad un carico mentale stressogeno, ma anche all’effetto yo-yo del peso.


La dieta è davvero utile solo se, parallelamente agli obiettivi di peso, fornisce risposte concrete che ci aiutino a modificare le vecchie abitudini per costruirne di nuove, rendendoci più consapevoli e quindi più autonomi.

Perché quelle competenze saranno nostre per sempre e ci permetteranno di costruire nuovi binari sui quali viaggiare, con serenità, soprattutto dopo la dieta!











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